Mengone Torcicolli torna a Monte San Pietrangeli
Dopo 160 anni torna a calcare le scene la marionetta di Mengone Torcicolli, originaria di Monte San Pietrangeli, grazie alla penna di Andrea Cardinali. Insomma, un lavoro di recupero e di riproposizione della maschera storica del Fermano.
Per celebrare questo ritorno sulle scene la marionetta è stata ricreata da Steven Bocchetto che la animerà (con la voce di Paolo Rocchi), su testo e regia di Marco Renzi, i cui interpreti sono anche Roberta Cipollone (che animerà la maschera di Lisetta e che ha curato i costumi delle maschere) e Kevin Pizzi.
Dopo gli spettacoli di venerdì 1 marzo al Teatro dell’Aquila di Fermo, e domenica 3 marzo con due spettacoli alle ore 17.30 ed alle ore 18.15 al cortile di Palazzo Falconi, sempre a Fermo, Mengone torna a Monte San PIetrangeli, al cineteatro Sala Europa il 17 marzo alle ore 17.00.
Introduzione allo spettacolo
"Esistono nel nostro paese delle consolidate tradizioni teatrali, una di queste è quella che fa riferimento al Teatro dei Burattini e delle Marionette, oggi erroneamente considerato minore e secondario. Questo genere, che gli addetti ai lavori chiamano Teatro di Figura, riconosce delle scuole: quella napoletana, quella bergamasca, quella emiliana e tante altre ancora. Ciascuna di queste tradizioni ha i suoi intramontabili eroi (Pulcinella, Arlecchino, Gioppino, Fagiolino, Sandrone ecc ecc) e un periodo storico, databile agli inizi del 1800, intorno al quale questi processi si sono consolidati attorno a delle compagnie. Negli stessi anni, in un piccolo paese del fermano, a Monte San Pietrangeli, accadeva una cosa analoga, per volontà di alcune persone nasceva un gruppo di Teatro delle Marionette che cominciava a dare spettacolo in maniera continuativa e non solo in ambito paesano. Terminata la guerra, il giovane Pacifico Quadrini, che aveva fatto parte della Grande Armata Napoleonica, se n'era tornato al suo paese natale, a Monte San Pietrangeli, dove aveva stretto amicizia con tale Benedetto Audiberti, che, tra le tante passioni, coltivava anche quella delle Marionette, possedeva un piccolo teatro con il quale usava intrattenere gli amici e la famiglia. Si dice di Pacifico Quadrini che fosse un uomo poliedrico capace di fare tanti lavori: tornitore, costruttore di gabbie, di arcolai, giocattoli, trottole fischianti, tabacchiere di corno, candelieri fino a decoratore del tempio di S.Francesco a Montegiorgio e della Chiesa Collegiata del suo paese. Vuoi per questa sua arte costruttiva, vuoi per necessità di lavorare e per aver visto il Teatro di Benedetto Audiberti, Pacifico decise di costruire un suo Teatro delle Marionette e di dare pubblici spettacoli. Fu così che, aiutato dalle tre figlie e da tanti amici del paese, cominciò la sua avventura, ma l'incontro determinante fu quello con Andrea Longino Cardinali, considerato un buon letterato, grecista di fama in grado di intrattenere rapporti con il Foscolo, il Monti e il Leopardi. Andrea Longino Cardinali si entusiasmò al progetto e rimase colpito dalla magia delle Marionette: fissità, sospensione, disincanto, oggetto vivo e al contempo morto. Il Cardinali, stimolato dal lavoro del Quadrini, iniziò a scrivere per questo "piccolo" Teatro, adattò diverse commedie del repertorio classico attingendo spunti da Terenzio, Plauto, Goldoni, Giraud e altri ancora, soprattutto però inventò e diede vita ad un originale e divertente personaggio teatrale: MENGONE TORCICOLLI, una vera e propria maschera marchigia - LA FAMIGLIA RIUNITA - DON GIOVANNI TENORIO - L'INNOCENTE IN PERIGLIO - LA SCHIAVITU' DI SCUTERI - LA METAMORFOSI DI ROGANTINO - IL FEUDATARIO - I VERI AMANTI. L'esilarante personaggio comico di Mengone ebbe grande fortuna e incontrò l'incondizionato consenso del pubblico e non solo di Monte San Pietrangeli. Dai permessi di rappresentazione, ancora visibili in fondo ai copioni, si evince che lo spettacolo fu fatto a Fermo, Jesi, Fabriano, Macerata, Montolmo (attuale Corridonia), Camerino, Mogliano, Tolentino, Sant'Elpidio a Mare, Santa Vittoria in Matenano e certamente in tante altre piccole località del nostro territorio. Mengone Torcicolli divertì il suo pubblico dal 1816 al 1859, anno in cui la compagnia cessò la propria attività, forse per morte o malattia di qualche suo componente o forse per stanchezza, certamente venne a mancare il ricambio generazionale, quella forte spinta che solo i giovani sanno dare e che permette la conservazione e lo sviluppo di un patrimonio acquisito. Se in quel lontano 1859 qualche ragazzo avesse raccolto il testimone, il mestiere intrapreso dal Quadrini e dal Cardinali oggi sarebbe ancora vivo e il tipo di Mengone certamente annoverato tra le maschere italiane che si ricordano. Questa è stata la breve vita teatrale di Mengone Torcicolli che regalò momenti di magico divertimento ai ragazzi, agli adulti e ai vecchi marchigiani. Di quella incredibile attività restano i copioni e le marionette in legno. In una pubblicazione del 1982, curata dal Prof. Dante Cecchi, compare un ampio campionario fotografico di queste artistiche realizzazioni, si vedono vari tipi di Mengone, Lisetta, un Asino, il Prete, il Diavolo, il Cane, il Turco, ecc, attraverso queste figure oramai inerti, dai loro vestiti sgualciti, dai loro sguardi si capisce che hanno avuto un grande passato, nostro è il compito di dargli un presente ed anche un futuro, che non significa necessariamente ricalcare ciò che è stato fatto ma anche reinventarlo. Se c'è qualcosa che vorremo invece ricalcare, è lo spirito con il quale la baracca ed il carretto venivano ostinatamente trascinati fin nelle piazze dei paesi, dove per qualche baiocco, regalavano incanto, gioia e magia al proprio pubblico. Con le storie di Mengone Torcicolli sono cresciute intere generazioni di queste colline, come con la leggenda della Grotta Fatata del Monte Sibilla e tante altre identità culturali proprie della nostra Terra, queste "culle" hanno certamente dondolato quello che oggi chiamiamo immaginario di una comunità, sono state vive per un periodo ed ora non più, ma vivendo hanno lasciato tracce, hanno significato ed allora è importante conoscerle e farne partecipi le stesse comunità che le hanno generate."
Marco Renzi - Proscenio teatro